martedì 18 novembre 2008

Lettera al Ministro

Gent.mo Ministro,
sono un'assistente amministrativa e lavoro nella segreteria di un piccolo Istituto Comprensivo di quelli che Lei desidera chiudere. Sono anche un genitore che ha i propri bambini nella stessa scuola e quindi ho un'ampia visuale di ciò che sta accadendo e che accadrà d'ora in poi.
Ho letto bene i decreti quindi non conosco solo quello che alla TV è stato raccontato e a cui la stragrande maggioranza della gente ha creduto.
Probabilmente dal prossimo anno perderò la mia sede di lavoro nella quale da 8 anni sono presente costantemente e con molto amore e mi troverò mio malgrado e senza che alcuno mi abbia interpellato, a lavorare, dirà Lei fortunatamente, da un'altra parte.
Le scrivo perchè la mia amarezza e la mia rabbia sono veramente grandi.
Prima l'offesa di essere chiamata "fannullona", quando il Ministro suo collega nemmeno mi conosce, poi la notizia del possibile non voluto trasferimento, poi l'accanimento con cui si sta distruggendo la Scuola pubblica dei miei e di tutti i bambini d'Italia.
Quello che mi fa più arrabbiare è che si vuole spacciare questa "riorganizzazione" come "DIDATTICA".
In realtà il motore di tutto è il denaro e niente altro.
Ma l'Italia non è un'azienda e la scuola meno che meno.
Vorrei che Lei sapesse e provasse ad immaginare cosa significherà per i bambini che frequentano l'Istituto Comprensivo del nostro piccolo comune quando non ci sarà più un ufficio di segreteria e avranno 4 maestri in tutto.
Morirà il territorio e moriranno tutte le opportunità che faticosamente e con un grande impegno lavorativo e umano abbiamo conquistato in questi anni.
Grazie per averci reso "partecipi" di questa condanna a morte.
Credevo che L'Italia fosse una democrazia, non un posto dove qualcun altro decide della vita altrui senza nemmeno chiedere un parere.
Distinti saluti,
Cinzia Paltretti

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